La sentenza della Corte di Cassazione del 15 maggio 2023 ha ribadito che il reato di maltrattamenti in famiglia può essere escluso solo in presenza di una reciprocità riconosciuta dalla legge. Cioè, anche se la vittima reagisce occasionalmente con violenza, questo non esclude la responsabilità dell’aggressore.
Nella richiamata pronuncia la Suprema Corte ha ribadito il principio di diritto, in forza del quale la condotta di chi, sistematicamente infligga, con atteggiamenti violenti ed umilianti, vessazioni in danno di altro individuo componente della famiglia del soggetto agente ovvero nei confronti di persona con lui convivente o comunque sottoposta alla di lui autorità o affidata alla sua cura, cosi da rendergli mortificante ed in generale insostenibile il regime di vita, configura il reato di maltrattamenti in famiglia anche nel caso in cui le condotte poste in essere non siano unilaterali, ma siano reciproche, non prevedendo la fattispecie di cui all'art. 572 cod. pen. il ricorso a forme di sostanziale autotutela, mediante un regime di "compensazione" fra condotte penalmente rilevanti e reciprocamente poste in essere (cfr. Sez. 3, n. 12026 del 24/01/2020).
Cass. Penale, VI Sez., sentenza n. 20630/23.